Premessa storica: la figura di Raffaele Fabretti

Raffaele FabrettiLa “Fondazione Raffaele Fabretti” di antica e nuova scienza, riprende e continua l’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti fondata a Roma nel 1674 dallo stesso Fabretti e continuata dai suoi familiari ed eredi. Essa è un Istituto di Cultura Antica, talvolta sottotitolato “Arcadia Novus Ordo”, finalizzato in chiave etica alla Nuova Scienza dell’Uomo, nella consapevolezza che “per fare del Bene, si deve farlo bene”, riprendendo la sintesi rinascimentale e vitruviana della filosofia classica e del “Regno dell’Uomo” verso una “Età dell’Oro”, ovvero una “Gerusalemme Terrestre” anticipatrice della “Gerusalemme Celeste”.

Si trattava di una “filosofia ponte” tra sapienze antiche e futuribili, tra fondamenta logiche-fideistiche iniziatiche e proiezioni scientifiche tecniche per l’Umanesimo di un Homo Novus, nel Novus Ordo Seclorum di un Arcadia “Età dell’Oro”, in cui la profezia virgiliana della Sibilla Cumana della nascita di un ‘Novus Puer’, allude sia alla fondazione di una visione cristiana da parte di Paolo di Tarso, che all’ideale neoplatonico neoclassico di Ficino e Leonardo, che riprende Parmenide, Democrito, Pitagora, Aristotele, Lucrezio, Vitruvio, Agostino e Tommaso.

Tale sequenza si sviluppava nei secoli fino ad iscrivere leonardescamente l’anatomia umana nella ‘Scientia’ dell’ ‘Homo Novus’, nel ‘Novus Ordo Seclorum’ arcadico; ovvero, in termini più moderni: una ‘evoluzione umana adattiva’ ad un ‘nuovo mondo’ (che all’epoca era ispirato anche dalle colonie nascenti) sperabilmente arcadico, per un fine bioetico di “Populorum Progressio”, ben più essenziale degli estetismi barocchi della Roma Seicentesca.

Il Fabretti, alto magistrato, conterraneo e capo di gabinetto del Cardinal Carpegna Vicario di Roma, ed inoltre Canonico di San Pietro, Soprintendente alle Antichità e Sacre Reliquie, Custode degli Archivi Segreti, autore e cultore di iscrizioni latine, consigliere personale di tre pontefici. Su consiglio di questi ultimi, Fabretti ridusse infine l’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Accademia Letteraria dell’Arcadia, riservando la scienza alla ricostruzione degli antichi acquedotti per una Nuova Roma; cosa che diligentemente accettò con la sue originali opere tra cui quella sugli acquedotti romani, unica dopo Frontino.

Di fatto però tale rinuncia ad una visione di sintesi tra fini e mezzi, che si era affermata con l’Umanesimo ed il Rinascimento (che aveva raccolto l’eredità sapienziale della Costantinopoli Seconda Roma conquistata dai Turchi), portava al fiorire della Royal Society inglese con Newton, sotto l’ombrello della monarchia britannica. Ciò induceva a quella morale autoreferenziale del mercantilismo coloniale, funzionale all’espandersi del capitalismo manifatturiero, ma anche alla rischiosa separazione di scienza ed etica, che divenne premessa ad operazioni belliche di conquista e sfruttamento coloniale; le quali avrebbero implementato una civiltà contemporanea con nuovi bisogni identitari emergenti da una generica e strumentale abbondanza. In quella civiltà mercantilistica, il progresso scientifico e tecnico veniva malinteso come “neutrale”, e sarebbe divenuto irrefrenabile strumento di industrialismo di dimensioni impensabili, accompagnandosi ad un altrettanto irrefrenabile boom demografico.

In sostanza, con l’abbandono del tentativo seicentesco di sintesi tra etica e scienza, si perdeva un equilibrio tra uomo e natura. Ne conseguiva che l’attuale consumismo, accompagnato da molti mali evitabili, riproponeva (con i nuovi mezzi dell’informatica e della genetica, proprio nello spirito fabrettiano della scienza nascente), un ‘ponte’ tra antiche sapienze e nuove tecniche: una ‘nuova alleanza’ per il fine antico e sempre presente di un Homo che da Sapiens sa di doversi evolvere, per adattarsi all’evolversi dei tempi del sempiterno ‘Novus Ordo Seclorum’.