Da Raffaele Fabretti all’attuale Fondazione e Fondo Fabretti

Fabretti vive ai tempi di Hobbes, Newton, del Re Sole, viaggia, legge riviste poliglotte (oggi presso la Fondazione Raffaello ad Urbino, accanto al Palazzo Fabretti, e vicino al Museo Archeologico Fabretti donato al Palazzo Ducale), passeggia con Auzout astronomo accademico di Francia, ma anche con l’ammirato giovane Leibniz, suo ospite nella casa di Borgo. Casa che era un piccolo ateneo del viaggiatore colto nel Grand Tour dell’Italia del Tempo Storico. Casa che si prolungava in peripatetiche passeggiate a Piazza Navona e dintorni, tra le “conturbanti” distrazioni barocche, o in gite con il cavallo Marco Polo sull’Appia Antica, nei pressi della Villa dei Quintili, per le radunanze di colti pastori d’Arcadia, nel Bosco Parrasio, dove poi sorgerà (a misura del teatro di Ostia Antica affacciato sull’invaso della Cava Fabretti largo ed alto a misura del Colonnato di San Pietro, di cui Fabretti era Canonico) una sede odierna della Fondazione. Ai tempi del Raffaele, nel 1600, sta nascendo la Scienza come figlia della filosofia egizia, greca, latina, classica, cristiana, dove i miti di Prometeo e Sisifo, ma anche le visioni di Parmenide, Pitagora, Democrito, Archimede, Platone, Aristotele, appaiono al Fabretti rieditarsi in una Storia Vichiana, che si ripete, nelle forme del Tempo da studiare. Essa richiede continui aggiornamenti, comparazioni, proiezioni, sistematiche, in quello che Raffaele adotta come metodo scientifico delle cose umane, dove il Divino appare nel Grande Disegno della Storia Naturale, da cui riemerge l’Uomo, ma piccolo (non più centrale, se non per essere salvato), e come istinto indotto alla vita, ma immersa nell’inorganico del cosmo di Copernico e Keplero a lui ben noti.

Le scienze nascenti gli appaiono dissolvere il mito della coscienza nella lotta per una sopravvivenza eterodiretta da una ‘Natura Tempo’, dietro cui s’intravede un Logos Universale che attrae l’Uomo in un percorso, dove l’ “homo homini lupus” è vano; e le religioni tutte, compresa la Romana Cattolica (che propone la Croce e l’Agnus Dei), gli appaiono consolare una condizione umana di transizione – dall’inorganico alla vita e ritorno – spiegata nei termini aggiornati dello spirito scientifico. Ecco che la Storia gli appare Laboratorio di una ‘Macchina Umana’ che può trovare pace solo in una laboriosa bucolica armonia con la Natura. In Inghilterra l’aristocrazia terriera si sta riconvertendo alla industria tessile in quella che sarà chiamata “la Glorious Revolution”. È in queste suggestioni che a Raffaele Fabretti nasce l’idea di una Accademia di Scienze, Lettere ed Arti che riediti quella cartesiana di Cristina di Svezia del 1654 in quella romana del 1674, e poi di un’Arcadia archeologica proiettata al futuro con il restauro degli acquedotti funzionali ad una vita bucolica, che intravede nella Campagna Romana dell’Appia Antica, e nei paesaggi laziali: dei Castelli Romani, e dei luoghi danteschi viterbesi del Bullicame e della Selva Cimina “nel mezzo del cammin” verso Roma.

Gli allievi del Fabretti fonderanno ufficialmente sia l’Accademia dell’Arcadia (1690), modello per Versailles e tutto il Settecento europeo fino alla Rivoluzione Giacobina, e l’Archeologia alla nascente Università ‘Sapienza’, in continuità con il suo essere stato intitolato dal Senato Romano “Principe della Romana Antichità”, ed ascritto nel 1691 alla nobiltà romana con tutti i suoi familiari di origini urbinate. La “scienza comparativa” di Raffaele, riportava l’Uomo nella Natura come la Terra nel Sistema Solare. Si realizzava gradualmente quello che a Fabretti appariva l’ideale di equilibrio della classicità, evolutosi nella sintesi umanistica rinascimentale, e teso, ben oltre Riforma e Controriforma barocca, ad un vitruviano leonardesco continuo lavoro scientifico di misura e reiscrizione dell’Uomo nel Disegno Universale di un Logos Temporale.

Così lo spirito di Raffaele Fabretti è pervenuto ai suoi familiari successori ed eredi, quali Marsilio, filantropico appassionato di storia, latino e classicità, e suo figlio Giorgio, attuale Custode della Fondazione, che ha portato in Italia il Materialismo Culturale e l’Antropologia Storica. La ricerca ‘fabrettiana’ prosegue, come proiezione del Raffaele antenato, aggiornandosi alla linea che dal 1689 va da Hobbes e Newton, a Locke, Hume, all’Utilitarismo ed al Naturalismo, a Malthus, Darwin, Mendel, Boole, fino a quantistica informatica, Turing, Shannon, all’ingegneria genetica bioetica, alle teorie del Tutto a base Tempo matematico, stocastico frattale, ed oltre, in centinaia di “radunanze”, convegni, pubblicazioni, iniziative associative, naturalistiche e salutistiche, di scienziati ed “arcadi”, continuate per decenni nello spirito del Raffaele Fabretti. E ciò accade nei luoghi di Raffaele, oggi luoghi associativi culturali, al Colosseo, a San Pietro, a Navona, all’Appia Antica, ai Castelli, nella Viterbo papale medievale e termale, ecc. L’attività della Fondazione, che non si è mai avvalsa di fondi pubblici, è stata affiancata dall’attività archivistica del Fondo Fabretti per la raccolta, conservazione e consultazione di lettere, appunti ed opere di Raffaele Fabretti, fino alle attività dei suoi successori e della Fondazione a lui intitolata.

Da questi brevi accenni storici, meglio si comprendono le finalità di una Fondazione Raffaele Fabretti di Cultura Antica e Contemporanea, e di come coltivi sapienza in scienze del futuro, per iniziativa del successore Marsilio Fabretti (1914-98), filantropo, e di suo figlio Giorgio Fabretti (1951-) antropologo storico post-darwiniano, in una prospettiva evolutiva di storia naturale; affinché la Fondazione operi scientificamente per un piú etico adattamento e conservazione della specie umana, iscritta nel flusso del pianeta “Casa dell’Uomo”, in modo più sano e meno cruento, più felice e realistico, ben fatto secondo natura, destino e disegno del Tutto.

La Fondazione ha dunque per statuto finalità filantropiche e di utilità sociale, consistenti in attività culturali di studio e promozione della scienza del Tempo, della Natura, della Storia e degli Umani Bisogni, siano essi etici che conoscitivi, che salutistici, o di risoluzione di conflitti, ecc., dovendosi considerare la condizione umana etica scientifica interdisciplinare a 360 gradi, e così anche i rimedi pratici per soddisfare tali bisogni armonicamente nel Terzo Millennio ed oltre. La Fondazione ha durata illimitata. Le attività della Fondazione seguono tradizionalmente le regole dell’approfondimento per gradi del pensiero, che ispirò il magistrato Raffaele Fabretti negli statuti dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti e dell’Accademia dell’Arcadia, con le dovute concessioni alle più avanzate tecnologie digitali, di rete, virtuali, senza mai dimenticare le regole selezionate per il Dna umano nel rapporto con la natura ambientale ed antropizzata in evoluzione.